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A tu per tu con Emma Casati

È ora il turno di Emma Casati, fresca del suo terzo titolo italiano giovanile e, possiamo dirlo, proiettata finalmente verso la maglia azzurra.

 

  1. Ciao Emma. Partiamo da una domanda forse scontata: quando hai iniziato a correre? Come è nata questa passione per l’atletica leggera?

Mi sono avvicinata alla corsa quando ero molto piccola, vedendo i miei genitori che correvano; all'inizio li seguivo in bicicletta, poi ho iniziato anch'io a correre un po' insieme a loro; anche durante le prime camminate in montagna, per gioco percorrevo alcuni tratti correndo. Vedendomi interessata, hanno deciso di iscrivermi ad atletica; tuttavia, dopo un anno, ho abbandonato atletica e ho iniziato ginnastica ritmica e nuoto. Solo alle medie ho ripreso questo sport capendo che quella era la mia passione.

 

  1. Come mai proprio il mezzofondo? Ti sentivi portata? O è stata solo una fortunata coincidenza?

Tra le prime garette a cui ho partecipato, preferivo le campestri perché mi divertivo di più e le trovavo più simili alle escursioni in montagna a cui ero abituata. Forse sono stata condizionata anche dal fatto che la mamma e il papà hanno corso qualche maratona e mezza maratona; comunque, già dai primi allenamenti, ho capito che la mia qualità era la resistenza e quindi la mia specialità il mezzofondo.

  1. Hai vinto 3 titoli italiani: quale ti ha lasciato il ricordo più caro?

È difficile sceglierne uno. Ogni titolo ha un valore importante per me, perché racchiude tutto l'impegno, la passione e il sacrificio della gara e degli allenamenti. Forse il ricordo del primo è quello più emozionante, perché è stato inaspettato: ho ancora in mente il brivido che ho sentito quando sono passata in testa alla gara, al termine della quale ho pianto tantissimo (di gioia, naturalmente).

  1. Ti piacerebbe provare un’altra specialità? Se non facessi mezzofondo, cosa vorresti provare?

Mi piacerebbe provare salto in alto, una specialità completamente diversa dalla mia, che forse mi incuriosisce proprio per questo.

  1. E, se non facessi atletica, esisterebbe un altro sport che ti incuriosisce? Hai altre attività oltre scuola e atletica?

Spesso mi chiedo cosa farei se non facessi atletica. Mi piacerebbe praticare nuoto, come ho già fatto in passato, giocare a pallavolo o a tennis. Nel (poco) tempo che mi rimane tra atletica e scuola suono il pianoforte; sono iscritta al Conservatorio Nicolini di Piacenza.

  1. Hai un modello a cui ti ispiri? Non necessariamente sportivo.

Ammiro molto Nadia Battocletti, un'atleta poco più grande di me, anche lei mezzofondista, soprattutto per i suoi risultati sportivi ma anche per la capacità di conciliare studio all'università e atletica, che per lei è ormai una professione.

  1. Ci parleresti del tuo rapporto con Giuliano?

Quello che mi lega di più a lui è la fiducia nei suoi confronti; posso fidarmi dei suoi consigli e dei suoi pronostici dei tempi in allenamento o in gara, perché conosce i miei punti forti e deboli; so che seguendo le sue indicazioni in gara do sicuramente il massimo di me stessa.

  1. Un suo pregio e un suo difetto.

I suoi pregi sono innanzitutto l'esperienza e l'accortezza di pianificare una preparazione che mi permetta di migliorare senza sovrallenamento, cosa che potrebbe limitare i miei progressi negli anni successivi, visto che sono ancora giovane. Un'altra sua caratteristica è quella di essere di poche parole, il che è un pregio e un difetto allo stesso tempo: le prime volte in cui mi allenavo con lui non sapevo come interpretare il suo silenzio dopo una gara o alla fine delle ripetute, mentre ora so che se non dice niente è andata bene.

  1. Il tuo rapporto con i tuoi coetanei: come ti vedono i tuoi compagni di allenamento? E i tuoi compagni di classe?

Molti dei miei coetanei considerano la resistenza una disciplina un po' masochista, fatta di fatica più che di soddisfazione; solo pochi, tra cui alcuni dei miei compagni di allenamento, riconoscono veramente la mia passione e i miei risultati; ho un carattere per cui in classe tendo a non mettermi in mostra come atleta, anche perché per ora sono riuscita ad organizzarmi senza usufruire delle agevolazioni che la mia scuola offre per facilitarmi nel portare avanti studio e atletica.

 

  1. Ora uno sguardo al futuro: cosa vorresti fare dopo il liceo?

All'università mi piacerebbe studiare medicina, una facoltà che tra l'altro mi permetterebbe anche di lavorare a stretto contatto con il mondo dello sport, per esempio come medico sportivo.

  1. Pensi che l’atletica ti possa aiutare nel tuo futuro?

Sicuramente l'atletica mi potrà aiutare nel mio futuro, avendomi insegnato alcuni valori importantissimi nella vita di tutti i giorni, nel mondo della scuola e del lavoro, come la disciplina e la costanza, l'impegno e il sacrificio, la gestione dell'ansia; e naturalmente, oltre alle lezioni di vita, sarei felice se il mio sport diventasse per me anche un lavoro.

  1. Torniamo al futuro più prossimo: la prima cosa a cui pensi quando ti vedi in maglia azzurra?

La cosa che mi emoziona di più al pensiero della possibilità di indossare la maglia azzurra è il fatto di vedere un obiettivo raggiunto, anche grazie alla mia determinazione; mi entusiasma l'idea di essere all'altezza di gareggiare a livello europeo.

  1. A chi dedichi l’ultimo titolo italiano e la maglia azzurra?

Dedico l'ultimo titolo italiano e la maglia azzurra alla mia famiglia, che mi supporta ricordandomi sempre il valore dello sport che pratico ma soprattutto mi sopporta quando sono in ansia prima di una gara o insoddisfatta dopo.

  1. Chi vorresti ringraziare per questi tuoi successi?

Ci sono tante persone che vorrei ringraziare, perché hanno contribuito ai miei successi: primo fra tutti il mio allenatore Giuliano Fornasari, tutta la mia società, Gabriella Rondoni che mi segue anche guardando le mie gare dalla sua bici da corsa, il dottor Pietro Zacconi e il mio fisioterapista Carlo Civetta, sui quali posso sempre contare; la Federazione Italiana di Atletica Leggera che sta credendo in me permettendomi di rappresentare l'Italia all'estero; Giovanni Tuzzi per aiutarmi durante le ripetute. Vorrei ringraziare anche il sindaco Patrizia Barbieri e l'assessore allo sport Stefano Cavalli per il sostegno che hanno dimostrato nei miei confronti e verso l'atletica piacentina, la stampa locale per lo spazio offerto alle mie imprese sportive e all'atletica in generale. Infine vorrei ringraziare tutti coloro che tifano per me e hanno seguito da sempre il mio percorso sportivo.