Nacque lo stesso giorno di Mel Brooks, attore comico, regista, scenaggiatore, vincitore di un Oscar. Pino Dordoni festeggerebbe, se fosse ancora tra noi, i novantasei anni. Invece chiuse gli occhi il 24 ottobre 1998, in una clinica di Piacenza dove era ricoverato da tempo. Era un sabato. Aveva poco più di 72 anni. Venti li aveva trascorsi, sulle piste e sulle strade di mezzo mondo, non solo Europa, per far ammirare quel suo stile elegante, composto, che non ha mai trovato imitatori. Altri trenta, sempre sulle piste e sulle strade del nostro piccolo globo, per assistere, consigliare, correggere, confortare nella sconfitta, gioire con molta misura nella vittoria, a fianco di quelli che considerava, pur non facendo sfoggio di frasi fatte, i "suoi" giovani, maschi o femmine che fossero, che eccellevano nella disciplina che lo aveva innalzato ai più grandi allori, quello olimpico sopra tutti: la marcia. Fu dal 1962 al 1991 il responsabile del Settore tecnico della marcia italiana per conto della Federazione, figura rispettata da tutti, magari mal sopportata da qualcuno. E dovremmo ancora aggiungere qualche anno, dal 1991 in poi, come segretario di quella Commissione marcia della quale era stato il vertice: un ruolo che non si addiceva alla sua tempra ma che aveva accettato piegando il capo ma non la schiena. Amareggiato, questo sì. Pino Dordoni, campione olimpico settant’anni fa. E come tale lo hanno voluto riportare all’attenzione dei disattenti i soci dell’Archivio Storico dell’Atletica Italiana «Bruno Bonomelli» e alcuni amici piacentini, anche con il sostegno della pubblicazione online «Trekkenfild». Una parte delle iniziative sono già state archiviate, altre sono in gestazione e dureranno almeno fino ad ottobre. Il prossimo appuntamento sarà al cimitero di Piacenza martedì 28 giugno (ore 10.30), il giorno della nascita di Dordoni. I soci A.S.A.I. deporranno una corona di alloro ai piedi della lapide nel famedio che rappresenta l’ultima dimora dei cittadini famosi della città emiliana. Oltre ai soci dell’Archivio Storico, dovrebbero partecipare dirigenti e atleti delle società piacentine e dello sport locale. L’invito è esteso a tutti coloro che vorranno esserci: aspettarsi partecipazione massiccia non è realistico, ma questi momenti sono di raccoglimento non di adunate da scampagnata.